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Quante risposte da trovare a tante domande.
“Chi sono?”, la risposta al primo e fondamentale quesito viene spontanea, quasi obbligatoria: “Una donna”. La base sulla quale tutto si fonda e tutto il resto si costruisce.
Rappresentare la donna, o meglio una parte di essa attraverso un frammento, un detrito, in un certo senso la “svuota”, la blocca nella rappresentazione del proprio corpo, come se esso fosse rotto, fatto a pezzi. Ciò che rimane sono solo pance, ventri, seni e fianchi, ciò che notoriamente incarna la donna e, spesso la imprigiona nella sua condizione. Privata degli arti che le consentirebbero di fare presa sul mondo, senza la testa carica della sua ragione e personalità; nemmeno i genitali compaiono perché la donna è castrata nella propria libertà sessuale come individuo prima che madre.
Prive di tutte le possibilità e mutilate nella loro autorealizzazione.
Letteralmente svuotate del loro interno, della loro sostanza fondante.
Il corpo della donna deve essere liberato dai controlli esterni che agiscono anche attraverso di lei, tramite costrizioni, mutilazioni, stereotipi sociali e culturali; creando cosi un castrato artificiale. È un corpo da riconquistare, da difendere; la liberazione non può che passare attraverso l’amore ed il rispetto per esso.


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Donne non si nasce, lo si diventa. Nessun destino biologico, psichico, economico definisce l'aspetto che riveste in seno alla società la femmina dell'uomo; è l'insieme della storia e della civiltà a elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che chiamiamo donna.


Simone de Beauvoir